Giornata dedicata all’elemento ARIA
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“L’Aria di grotta (o aria ipogea) è lo “speleologo invisibile”, come un fantasma che non si vede ma è sempre presente, frequentatore ed esploratore ineguagliabile delle grotte, che si percepisce come soffio sul viso o sul collo od anche sulle mani se non si calzano guanti. Ha una sorella gemella, l’Aria epigea (aria esterna) con cui ha una continua e reciproca interazione, come accade per dei gemelli inseparabili.
Lo speleologo umano che vuole strappare all’Aria ipogea i segreti delle sue esplorazioni non deve trascurare questo legame gemellare ed osservare contemporaneamente ed attentamente entrambi per ricevere un quadro completo e senza errori che gli è indispensabile per divenire lui stesso scopritore ed esploratore.
Per prima cosa deve disporre di una completa conoscenza dell’area e degli ipogei noti o di anche semplici buchi sui quali concentrare la ricerca.
Oggi si dispone di strumentazioni nuove e performanti per registrare i dati di meteorologia ipogea ed epigea rispetto alle mie fruttuose ricerche degli anni ‘80 e ‘90 e dei primi 15 anni del XXI secolo, antesignane in tema e pubblicate.
Ma la base delle ricerche dovrebbe sempre partire dalle prove di apertura e chiusura di ingressi di ipogei per registrare in quali altri punti si ha una riduzione di flusso dell’aria conseguente, ottenendo un quadro già importante.
Successivamente noi ricercatori abbiamo sperimentato con successo i Traccianti aeriformi che rendono “visibile”, ovvero rilevabile e registrabile, il fantasma che conosce tutto del sottoterra che noi vogliamo scoprire.
Le aperture e chiusure di ingressi ed i Traccianti forniscono anche indicazioni su lunghezze e volumi dei percorsi dell’aria in grotta.”
Gian Paolo Rivolta
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