Giornata dedicata all’elemento VUOTO

Il vuoto è l’essenza stessa della grotta. Quando pensiamo al mondo sotto i nostri piedi la maggior parte degli uomini lo percepisce come uno spazio pieno, denso, e insuperabile.
Per lo speleologo, invece, il sottosuolo è proprio il luogo dove immaginare il vuoto recondito, contenitore di sogni esplorativi e di inestimabili informazioni scientifiche.
Il termine “caverna” mantiene una relazione antichissima con il sanscrito kha, «spazio vuoto», da cui deriva il temuto kháos primordiale, «voragine», «spazio infinito» da cui tutto ha preso forma.
Le acque sotto i cieli e quelle sopra sono gemelle e si specchiano una nell’altra, perciò kha, oltre che essere «spazio vuoto», è anche «la nebulosa primigenia», quella da cui il cosmo si è espanso a formare il Kaleum, che in un mondo opposto diventa invece il cielo. Ed ecco scovato il legame indissolubile tra il vuoto dell’universo e quello della caverna.
Noi speleologi lo spazio vuoto dell’abisso lo sappiamo sognare prima ancora di averlo raggiunto. Diventa un luogo dove dalla densità impenetrabile della roccia circostante, si possono trovare frammenti intrappolati di tempo. Così il vuoto si trasforma in contenitore, che verrà riempito di significato proprio grazie all’esplorazione.
I vuoti delle montagne sono veri e propri mondi la cui razionalizzazione è impossibile per l’umano. L’unico modo per comprenderli è andarci fisicamente, tornando poi indietro alla superficie con una nuova visione del pianeta.

Francesco Sauro

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